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UNOCONTROUNO : BRANDO RADAELLI

06/12/2018



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UNOCONTROUNO: Brando Radaelli

Dopo Nicolas Galazzi, è Brando Radaelli il Guerriero che si racconta ad Unocontrouno. Un altro under, un altro arrivo estivo entrato nei cuori di tutta la tifoseria del Fanfulla che ne ha subito ammirato la gran voglia di lottare per la squadra, nel recuperare ogni pallone per servire nel miglior modo possibile il compagno più vicino alla porta. Classe 2000, Radaelli, Rambo come viene chiamato nello spogliatoio appunto per le qualità da vero e proprio Guerriero, a Lodi è alla sua prima esperienza in una prima squadra. L’inizio da piccolo, al Villa, per poi passare al Cimiano: da lì il provino al Milan (<<ma per motivi scolastici la mamma non ha voluto>> ricorda sorridendo), l’Ausonia, l’Enotria, che gli permette anche di effettuare uno stage a Coverciano, e poi l’approdo all’Inter che la scorsa stagione lo gira alla Berretti del Monza. Un ragazzo umile, sempre pronto ad aiutare i compagni. <<Sapevo che non sarebbe stato semplice al Fanfulla, ma fin da subito mi sono trovato bene con tutto l’ambiente e la tifoseria – racconta -. Di questo devo ringraziare i compagni più grandi, mi viene soprattutto da ricordare Brognoli, perché mi hanno aiutato molto ad inserirmi>>. Arrivato a Lodi si era definito un uomo-assist. In questa prima parte di stagione invece, contraddistinta purtroppo anche da qualche problema fisico, sono arrivate già tre reti. <<Mi sono smentito da solo visto che al momento ho fatto più gol che assist – ammette -. Per me il primo gol messo a segno con il Calvina è stato una grande emozione: la corsa sotto la curva e l’entusiasmo di tutti i tifosi e compagni. In tribuna poi c’era mio padre che mi aveva predetto che avrei fatto una doppietta e così è stato (<<Gliel’avevo detto pure io>> ricorda Sanavia da lontano ridendo, ndr). Al di là dei gol però sono molto contento della squadra, a me le statistiche personali interessano poco, prima di tutto viene il gruppo. Non è importante se a segnare sono io, la cosa che mi interessa principalmente è vincere>>. Grande maturità nel mettere la squadra prima di sé stesso ma anche nell’ammettere alcune esperienze non proprio positive. <<All’Inter non ero pienamente coinvolto perché ero io a non sentirmi pronto, così come al Monza – spiega -. Ma il problema era proprio perché io, oltre che a problemi fisici, non pensavo di essere adatto a quell’ambiente>>. Nessuna critica quindi alle società che hanno creduto in lui, ma solo al Radaelli giocatore che ama il calcio e ama giocarlo, tanto da studiare anche le squadre avversarie durante la settimana.<<Non ho un giorno fisso, ma quest’anno ho preso l’abitudine di guardare le partire delle squadre che andremo ad affrontare per capirne i movimenti e le caratteristiche>> spiega, senza dimenticare però come ci siano anche altre cose importanti per lui nella vita di tutti i giorni, anche se il calcio ha un posto predominante. <<Ovviamente ci sono la famiglia e lo studio, ma per me è il calcio è tutto – chiarisce -. Ho iniziato a quattro anni all’oratorio sotto casa, senza calcio non saprei che fare>>. Studio e allenamenti sono un binomio che si intreccia costantemente nelle giornate di Radaelli, faticoso a volte <<ma sono felice di fare ciò che faccio. Rientrare tutti i giorni a casa alle 7 di sera è stancante, ma è ciò che voglio e continuerò a farlo. Se sono qui è anche grazie a mio padre, a tutta la mia famiglia e i mister dei settori giovanili che mi hanno fatto crescere e diventare quello che sono>>.

 

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