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UNOCONTROUNO : STEFANO CAPPATO

14/02/2019



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UNOCONTROUNO: Stefano Cappato
Un “figlio di Lodi”, uno di quei ragazzi cresciuti in città e che adesso stanno coronando uno dei sogni nel cassetto vestendo la maglia del Fanfulla. Una divisa che aveva già indossato quando era solo un bambino, prima di spostarsi in altre realtà del territorio e poi ritornare in quella Dossenina che ha tanto ammirato e che ora calca quasi tutte le domeniche. Questo è Stefano Cappato, attaccante 18enne del Guerriero, della prima squadra e della Juniores. <<Per me è un orgoglio far parte del Fanfulla – spiega -. Rappresento la mia città con questa maglia, la Lodi in cui sono cresciuto. Inutile nasconderlo, i colori bianconeri sono quelli storici per il calcio di questa città, quelli più importanti e bisogna andare fieri quando si viene chiamati a giocare per il Fanfulla>>. Amore per il Guerriero che si lega fortemente a quello del calcio, la più grande passione di Cappato. <<Diventa quasi uno sfogo in certi momenti – chiarisce -. Quando mi alleno o inizia la partita penso solo al calcio, non ho altri pensieri per la testa e spero un giorno di arrivare a fare solamente questo, non ho mai nascosto di voler fare il calciatore dedicandovi anima e corpo>>. E di ore nel mondo del calcio Cappato ne spende, visto che, oltre ad allenarsi durante la settimana e a presenziare con la prima squadra la domenica, il sabato scende in campo con la Juniores Nazionale. Da non dimenticare poi lo studio al liceo sportivo di Sant’Angelo. Una vita dedicata all’attività fisica quindi, <<ed è pesante, non posso negarlo. Però è anche bello, io giocherei sempre a calcio. Allenarmi poi durante la settimana con persone come Brognoli, Patrini e Laribi è stimolante, mi aiutano tanto, mi hanno fatto subito sentire parte del gruppo: sono grandi persone prima di grandi calciatori>>. Le difficoltà però non si limitano solo a questo. Cappato infatti, come i tifosi bianconeri sapranno, soffre di una disabilità uditiva che riduce la sua capacità nel sentire voci e suoni al solo 40%. In campo diventa quindi complicato comunicare durante un’azione di gioco. <<Ma nessuno me lo fa pesare, anzi, dal mister a tutti i miei compagni sono sempre stato aiutato – spiega -. In questi anni ho dovuto sviluppare altre “tecniche” per facilitarmi il gioco in campo. Mi sono dovuto velocizzare nel notare compagni liberi quando sto per ricevere la palla, osservare prima quanto sta accadendo così da potermi far trovare pronto nel posto giusto e al momento giusto. Però ripeto, i miei compagni mi aiutano tantissimo e di questo sono loro grato>>. E questa unione con i compagni si è vista nel match dello scorso novembre con la Vigor Carpaneto, quando Cappato ha siglato la prima rete con la prima squadra: tutti ad abbracciarlo e lui che si portava le mani al volto. <<Ero allo stesso tempo scioccato e felicissimo – aggiunge -. Quando ho visto la palla che stava per entrare ero incredulo, è stata un’emozione bellissima per me>>. E a quella partita, come per tutte le altre, Cappato si è preparato sempre nello stesso modo: allenamento duro durante la settimana, serietà <<e un video di Maradona che guardo sempre su YouTube. Lo faccio tutte le settimane ed è sempre lo stesso: fa riscaldamento e poi dribbla alcuni avversari senza mai cadere a terra>>. Non è solo il video di Maradona però a dargli la carica. <<C’è anche mia mamma che mi sprona sempre – conclude -. Mi sta sempre vicino e mi aiuta nelle difficoltà, mi dà la forza che mi serve ogni volta che devo scendere in campo. A lei devo dire grazie, così come anche a tutti i miei mister e a mio papà che anche se ora non c’è più mi aveva sempre incoraggiato a giocare a calcio>>.

 

 

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