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INTERVISTA AL DIRETTORE TECNICO GANDINI

04/06/2018



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RIPORTIAMO DI SEGUITO L'INTERVISTA A VIRGINIO GANDINI REALIZZATA DA ALDO PAPAGNI,VICE DIRETTORE DE "IL CITTADINO",PUBBLICATA SULL'EDIZIONE DEL QUOTIDIANO IN EDICOLA LUNEDI' 4 GIUGNO 2018 

 

Non è che sia taciturno, e men che meno scontroso. Solo che è fatto così. Virginio Gandini non ama la ribalta. È uno che preferisce abbassare la testa e lavorare, così come da calciatore arava il campo con energie che sembravano infinite. La sua “regia” non è stata affatto estranea alla stagione di successi che il Cavenago Fanfulla ha portato a felice conclusione il 29 aprile scorso e chiacchierare con lui contribuisce a definire l’orizzonte prossimo venturo del “Guerriero”. Dentro e fuori dal campo.

Virginio, cominciamo dalla fine. Quest’anno ti sei ritagliato un ruolo diverso. Non più direttore generale, ma responsabile dell’area tecnica...

«È stata una scelta meditata. Da un lato c’erano problemi personali che non mi consentivano di mettere a disposizione dell’incarico tutto il tempo necessario, dall’altro quello di dg era un ruolo che non sentivo completamente mio. Mi considero un uomo di campo, volevo stare più vicino agli allenatori».

Qualche maligno potrebbe accreditarti come un “tutore” di Ciceri...

«Sorrido. Il rapporto con Andrea dura da vent’anni. Era nelle giovanili del Fanfulla quando giocavo qui, poi l’ho allenato. Sono esperienze di cui Andrea ha sicuramente beneficiato e che lo hanno reso quello che è oggi: un allenatore che per competenza, carisma ed entusiasmo potrà accedere, se lo vorrà, a palcoscenici importanti».

Del resto hai sempre sottolineato come il rispetto dei ruoli e delle gerarchie sia fondamentale...

«Vero, poi succede che certi ruoli ottengano riconoscimenti dalla piazza e altri un po’ meno. E non sempre con giustizia. Da direttore generale non ho mai cercato visibilità, specie all’inizio, perché nell’incertezza di quel che sarebbe successo, dopo che un anno fa ci eravamo ritrovati in quattro a chiederci cosa fare, certe cose abbiamo preferito tenercele dentro. In questa rinascita i meriti della società sono tanti, e vanno sottolineati. Sul piano personale, mi piace solo rivendicare il fatto che molti dei giocatori arrivati al Fanfulla in questa stagione l’hanno fatto per mia conoscenza».

Quando il Cavenago Fanfulla è arrivato in D due anni fa, abbastanza inaspettatamente, ha scontato una sorta di crisi di crescita. Oggi la sensazione è che l’ambiente sia più maturo e preparato...

«Sì, ma a fronte della maturità acquisita c’è anche preoccupazione perché nessuno di noi vuole ritrovarsi nella stessa situazione di due anni fa. Non vogliamo sbagliare. Anche se devo dire che molti dei giocatori di quella stagione sfortunata sono rimasti in Serie D. A mancare è stato il gruppo».

Tra Eccellenza e Serie D il salto è notevole, sia sotto il profilo tecnico che gestionale. Se ci fosse l’opportunità di rinforzare la compagine societaria...?

«Come nella scelta dei giocatori occorre tener conto, accanto ai valori tecnici, del profilo caratteriale e comportamentale, così anche i possibili nuovi ingressi in società vanno valutati con attenzione. Il presidente Barbati e il suo vice Invernizzi sono aperti a nuovi soci, ma a precise condizioni. Loro sono qui perché hanno passione, senza di loro sarebbe stato difficile fare a Lodi calcio a un certo livello. Sì, spero che qualcuno si avvicini al Fanfulla. Ma con lo spirito e le motivazioni giuste».

Il sostegno economico viene dagli sponsor...

«Una delle osservazioni che ci sono state fatte riguardavano il mancato coinvolgimento dei nostri sponsor. Abbiamo cercato di rimediare, organizzando eventi e iniziative, attribuendo eguale dignità a tutti. Crediamo di avere molto da offrire a chi dovesse aggiungersi».

 

 

Nel calcio non si finisce mai di arrivare, c’è sempre da costruire. Cosa vorresti per fare del Fanfulla la tua società ideale, il club “perfetto”?

«La possibilità di tornare a gestirsi con le proprie gambe, senza la ricerca assillante di fondi che condiziona le strategie. Tornare a fare calcio con un settore giovanile importante che produca talenti per la prima squadra».

Per tante vicende societarie, negli ultimi anni il Fanfulla ha però perso centralità all’interno del movimento calcistico provinciale. Come la si recupera?

«Il nostro settore giovanile oggi sta lavorando molto bene. Una rete di relazioni privilegiata con il territorio la si recupera offrendo un’immagine virtuosa del club, non solo attraverso i risultati, ma anche con il comportamento in campo. E con un adeguato livello di comunicazione e di marketing».

Per ora i giovani per la D, se non tutti in buona parte, bisogna andarli a cercare fuori. La categoria richiede maggiori investimenti. Quanto vi costerà in più rispetto all’Eccellenza?

«Quello che posso dire ora è che conoscere il budget a disposizione è importante perché assolutamente vogliamo concludere la stagione avendo rispettato ogni impegno. Due anni fa, per la Serie D, il presidente ha sostenuto uno sforzo economico incredibile, investendo cifre che oggi per noi sono improponibili. Ma nel calcio spesso non conta quanto spendi, ma come lo fai. Ai giocatori che ci interessano proponiamo una città che è capoluogo di provincia, uno stadio dal quale è passata tanta storia e un pubblico che tanti club di Lega Pro nemmeno si sognano. E poi un progetto serio e la garanzia che gli impegni, come dicevo, saranno rispettati. Non è poco».

Che Fanfulla uscirà dalla prossima estate?

«Molti ci chiedono di non smontare il giocattolo vincente di quest’anno, ma di certo non possiamo svenarci per il solo fatto che è cambiata la categoria. Questo alcuni l’hanno compreso, altri meno. Almeno per ora. Poi ci sono i quattro under da inserire nell’undici titolare, il che significa averne in rosa almeno il doppio, e tutti all’altezza. Partiremo da lì».

Intanto due colonne come Patrini e Brognoli hanno già condiviso il progetto...

«Sono stati i primi a dire sì un anno fa, abbiamo voluto ripartire da loro, per l’apporto di personalità, professionalità e dedizione che sono in grado di dare. Al resto penserà il nuovo direttore sportivo, in accordo con l’allenatore. Cera è un vero “trattore”, è ambizioso e sta lavorando con straordinaria intensità».

E poi - ho lasciato il tema per ultimo - c’è il ritorno alla denominazione storica...

«Sì, sarà Fanfulla. Entro il 20 giugno invieremo in federazione la richiesta per il cambiamento di denominazione. Dovremo definire anche il nuovo logo, chiederemo aiuto ai tifosi. Di sicuro questo ritorno all’antico sarà un ulteriore valore aggiunto».

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